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al testo di Amina Narimi
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È questa piaga luminosa che ti offro -nella piena oscurità che ci divora nella pausa del viaggio più silente- un'umida soglia e quel che ho dentro di simile alla gioia, per entrare, con la delicatezza del tuo corpo, da parte a parte, senza voce
là, dove ti aspetti di trovare acqua, c’è miele selvatico, tra la pelle e il tronco, nel tutto vivo della grazia sul lunghissimo amore, che sente, come un utero contro un altro utero in un luogo uno, arreso alla dolcezza di tutti i silenzi
tenendosi le mani coi pensieri una corda vocale passa per la cruna stabilendo il suo contatto, e una nuova lingua è un'alba in abito da sposa, nell’immersione totale del battesimo
In questo stesso luogo lo squarcio madido del vuoto ci riempie il viso e attira dove un Dio ci sente vivere per accogliere la luce, come nella terra pronta le sementi dopo un tempo di riposo
(mentre il padre si ritrae diminuendo perchè suo figlio cresca)
in questa piaga luminosa nel tutto viva della grazia, tenendoti la mano coi pensieri, in un luogo uno, prego insieme, tagliando i rami intorno ai segni per scambiarli con Passione e ricordare l'ansimare di un respiro, sentendo che sei tu, tra le radici, nella cavità dell'ombelico, il corpo iniziato dentro il grembo
E tutti quei bambini sulla schiena brillanti, fin dentro la terra, attraverso la piaga stessa, ridono. |
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